Ti racconto Faenza

La storia di Cassandra e Galeotto

Faenza e la Ceramica

Capitale della ceramica nota in tutto il mondo e posta lungo la celebre via Emilia, Faenza è una delle più belle città d'arte dell'Emilia Romagna tantè che la parola "faiance" è infatti ancora oggi il nome della maiolica in molte lingue europee.
 

Cassandra detta la Pavona

Proprio il decoro della nota ceramica faentina denominato "la Pavona" è il risultato di una famosa leggenda legata ad un romantico ma proibito amore che ha avuto in questa città il suo tragico epilogo.

 
Maestri maiolicari faentini
 
Si racconta infatti che Galeotto Manfredi, figlio della signoria locale, si innamorò della gentildonna Cassandra Pavoni durante il suo tirocinio da giovane cavaliere a Ferrara e nemmeno quando fu dato in sposo per motivi politici alla bolognese Francesca Bentivoglio, questo grande amore accennò ad affievolirsi.

Tra storia e leggenda si dice che Galeotto nel 1477, per  accogliere Cassandra il giorno del suo trasferimento da Ferrara, fece adornare il palazzo con penne di pavone e che commissionò e incentivò tra i maestri ceramisti locali proprio il famoso decoro "ad occhio di penna di pavone" in onore dell'amata, anche chiamata "la Pavona" per la ricchezza che ostentava nel vestire.

 

L'amore tragico

L'amore illegittimo tra Cassandra e Galeotto, come detto, non vennne in nessun modo placato con il matrimonio di quest'ultimo e così dopo soli sette anni, la moglie Francesca, stanca dei tradimenti e ferita profondamente nell'orgoglio, elaborò un ingegnoso piano per vendicarsi. Un bel giorno si finse gravemente malata e sollecitò il marito per andarla a trovare; quando Galeotto accorse nelle sue stanze, fu spinto nel buio della camera e immobilizzato da alcuni fedeli aiutanti della moglie che infine lo colpì a morte con un pugnale.
 

Il fantasma che non si arrende

Il vecchio convento di S. Maglorio di Faenza, dove ha passato gran parte della sua vita Cassandra, è diventato oggi l'importante Museo Internazionale delle Ceramiche.
Alcuni operatori che lo frequentano hanno più volte testimoniato di aver sentito una strana voce di donna tra le stanze chiamare le operatrici del museo e di avvertire come "un improvviso profumo di fiori che si diffonde nelle sale".